25 aprile, 80 anni di liberta’ (La storia di Irma Bandiera)

25 aprile, 80 anni di lib­er­ta’ (La sto­ria di Irma Bandiera)

Il 25 aprile di quest’anno abbi­amo fes­teggia­to 80 anni di lib­ertà: dal­la fine del­la sec­on­da guer­ra mon­di­ale, che per 5/6 anni afflisse e dis­trusse tut­ta l’Europa e non solo. L’Italia, come molte nazioni, rimase penal­iz­za­ta da ques­ta guer­ra, ma a lim­i­tarne le con­seguen­ze furono pro­prio ragazze e ragazzi che han­no lot­ta­to e dato la vita per la pro­pria lib­ertà e per i dirit­ti che tutt’oggi vivi­amo.

La loro memo­ria è di estrema impor­tan­za, per­ché va ricorda­to cosa han­no fat­to per noi e per i nos­tri ante­nati: ci vuole molto cor­ag­gio a ribel­lar­si dopo vent’anni di regime fascista e 5 anni di guer­ra.

Quan­do si pen­sa ai par­ti­giani viene subito in mente un uomo con un fucile o in gen­erale un uomo arma­to, ma questo è solo un mito, infat­ti anche le donne — sep­pur in minor quan­tità — han­no lot­ta­to affinché l’Italia potesse essere lib­era. Come rac­con­tano alcu­ni dati, furono 35 mila donne le com­bat­ten­ti in Italia. Il loro com­pi­to però non era solo di com­bat­tere, anzi spes­so era­no uti­liz­zate come staffette o mes­sag­geri tra brigate oppure per pro­pa­gan­dare le azioni dei dis­fat­tisti.

Le donne sono state una grande risor­sa nel­la lot­ta per la lib­ertà (sen­za nul­la togliere agli uomini!).Molti rac­con­ti nar­ra­no di donne par­ti­giane, che con il loro aiu­to sono state fon­da­men­tali per sventare le minac­ce naz­i­fas­ciste, un esem­pio è la sto­ria di Irma Bandiera, una don­na che ha con­tribuito alla lot­ta per la lib­ertà di cui tut­ti noi oggi godi­amo.

Irma Bandiera, det­ta Mim­ma, nacque nel­la mia Emil­ia e pre­cisa­mente a Bologna l’8 aprile 1915, visse durante la sec­on­da guer­ra mon­di­ale e fu molto preziosa per le brigate par­ti­giane bolog­ne­si.

Irma nacque da una famiglia ben­es­tante, dal padre Ange­lo Capo­mas­tro (che man­i­fes­ta­va già idee antifas­ciste) e dal­la madre Argenti­na Man­fer­rati, Irma ebbe anche una sorel­la di nome Anas­ta­sia.

Nel­la vita di Mim­ma fu pre­sente anche un fidan­za­to, Fed­eri­co, che dopo l’8 set­tem­bre 1943, ovvero dopo l’armistizio, fu cat­tura­to. La nave che lo trasporta­va per essere trasfer­i­to in Ger­ma­nia fu bom­bar­da­ta e affondò. Mim­ma dopo che Fed­eri­co fu dato per dis­per­so fece svari­ate ricerche, anche pres­so il Vat­i­cano.

Dopo l’armistizio, essendo­ci molti sol­dati che non sape­vano cosa fare, Mim­ma decise di aiu­tar­li e si inter­essò sem­pre di più alla polit­i­ca, iscriven­dosi al Par­ti­to Comu­nista. Suc­ces­si­va­mente entrò nel movi­men­to di resisten­za ed è pro­prio qui che assunse il nome di battaglia Mim­ma. Con lei, nel­la resisten­za, entrò anche un suo ami­co di Arge­la­to di nome Dino Cipol­lari, Mim­ma lo conosce­va gra­zie alle fre­quen­ti vis­ite a Funo, dove anda­va a trovare i suoi par­en­ti. Nell’estate del 1944, pre­cisa­mente ad Agos­to, il movi­men­to di resisten­za nel­la bas­sa bolog­nese fu molto atti­vo per­ché ci furono fre­quen­ti incur­sioni tedesche e fas­ciste. Infat­ti, il 5 agos­to 1944, i par­ti­giani di quelle zone uccis­ero un uffi­ciale tedesco e un coman­dante delle brigate nere. La sera dopo i fascisti e i tedeschi cat­turarono molti par­ti­giani e li por­tarono nel­la Scuo­la di San Gior­gio a Funo. Anche Irma il giorno dopo fu arresta­ta a casa del­lo zio, si pen­sa infat­ti che i tedeschi sapessero già molte cose su di lei e pen­sa­vano così di ottenere infor­mazioni. I detenu­ti furono poi por­tati a Bologna e non ci furono più notizie di Irma. I suoi famil­iari la cer­carono anche alle Caserme Rosse di via Cor­ti­cel­la, ma fu tut­to invano. La madre non si arrese e chiese notizie anche al coman­do tedesco.

Irma però non tornò più a casa: fu tor­tu­ra­ta molte volte costan­te­mente, ma non par­lò mai e resistette fino alla fine. Il 14 agos­to, infor­marono che il cor­po di Mim­ma era sta­to trova­to vici­no alla ICO (fab­bri­ca nel set­tore del­la san­ità) ed era sta­to las­ci­a­to sul sel­ci­a­to dagli aguzzi­ni come avver­ti­men­to. Il cor­po poi fu por­ta­to allo stu­dio di med­i­c­i­na legale da un ami­co par­ti­giano, dove furono scat­tate delle foto del viso dev­as­ta­to e tume­fat­to.

Il sac­ri­fi­cio di Irma fu molto impor­tante per­ché il 4 set­tem­bre del 1944 il PCI

(PARTITO COMUNISTA ITALIANO) stam­pò un foglio verde clan­des­ti­na­mente, dove si ricor­da­va la memo­ria di Irma e si inci­ta­va il popo­lo Bolog­nese ad inten­si­fi­care le azioni par­ti­giane. 

Irma fu così impor­tante che gli fu ded­i­ca­ta una briga­ta SAP che oper­a­va nel­la parte nord di Bologna e un grup­po di dife­sa con­tro la don­na. Dopo la guer­ra fu dec­o­ra­ta di medaglia d’oro, insieme a soltan­to altre 18 par­ti­giane in tut­ta l’Italia. Oggi è sepol­ta alla Cer­tosa nel mon­u­men­to che ricor­da i par­ti­giani di Bologna, è ricor­da­ta vici­no al Net­tuno in piaz­za a Bologna nel sacrario ed anche a Vil­la Spa­da. Inoltre sono pre­sen­ti varie vie che la ricor­dano non solo a Bologna, ma anche a Molinel­la, Arge­la­to, Cas­tel Mag­giore, San Gior­gio e Malal­ber­go.

La sto­ria di Irma dimostra che anche le donne han­no avu­to un ruo­lo fon­da­men­tale nel­la resisten­za e che è impor­tante ricor­dare sem­pre per non dimen­ti­care e ricom­met­tere gli stes­si errori del pas­sato. Mim­ma rap­p­re­sen­ta il cor­ag­gio la fedeltà ver­so i pro­pri com­pag­ni e la lot­ta per una lib­ertà che a noi oggi sem­bra scon­ta­ta, ma che all’epoca val­e­va la vita.

edo.baschieri

foto iStorica.it

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